LE FORESTE COMMESTIBILI
Ogni anno, e la tendenza è in evoluzione, in media sono 5 milioni gli ettari di verde che scompaiono o peggio ancora che bruciano, contribuendo pesantemente all’emissione di CO2 con la combustione e di conseguenza all’acuirsi dell’effetto serra e del surriscaldamento globale. Ricordiamoci anche che con gli alberi scompaiono specie sia animali che vegetali, gli eventi di inondazioni ed erosione sono sempre più frequenti e anche gli oceani stanno diventando acidi per l’aumentato apporto di anidride carbonica che solo la fotosintesi clorofilliana ci permette di trasformare in ossigeno. Fondamentale può essere l’apporto di ciascuno di noi , possiamo davvero fare la differenza col nostro comportamento responsabile: ridurre il consumo di carta, utilizzare risorse di legno rinnovabile certificate dal marchio FSC ad esempio.
E poi c’è l’idea nata una decina d’anni fa a Seattle, dove una superficie di circa 20.000 metri quadri è stata piantumata con alberi da frutto, cespugli di bacche commestibili, vitigni e ortaggi. Ideata nel 2009 e inaugurata nel 2014, ad oggi soddisfa il fabbisogno alimentare del 5 % dei suoi cittadini. Il progetto è proprio quello di piantumare porzioni di città che diventino delle dispense dove il cibo è risorsa per tutta la comunità. In Italia pioniera di questa sperimentazione è stata Parma, nel 2012, con la Picasso Food Forest di 4.500 metri quadri. Al suo interno vi sono 202 specie di piante diverse, 185 alberi e arbusti; è assolutamente bandito l’utilizzo di sostanze chimiche, l’irrigazione è minima ed è ridotto anche l’uso di mezzi a motore. C’è invece una grande valorizzazione delle erbe spontanee ,del compostaggio in loco e l’incremento di biodiversità vegetale ma anche animale.
Milano ha la sua foresta commestibile su quella che era una discarica ora bonificata, a Palermo è nata su un terreno confiscato alla mafia. Ulteriori segnali forti!
Laura Festa Rovera
Commenti
Posta un commento