G20 DI NAPOLI . QUEL MEZZO GRADO DELLA DISCORDIA


Contrariamente a quanto sperato dal Ministro della Transizione Energetica Roberto Cingolani e da John Kerry, delegato dalla Presidenza USA, al G20 di Napoli non si è arrivati ad un accordo. Alcuni paesi non hanno accettato di andare oltre gli Accordi di Parigi e migliorare ulteriormente l’impegno già preso di mantenere nella prossima decade la temperatura del pianeta entro i 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. 

Cinque paesi, tra cui Cina, India e Russia, hanno scelto di non firmare un accordo che includesse l’impegno a rimanere, invece, sotto 1,5° (così come indicato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e a eliminare il carbone dalla produzione energetica al 2025. Non è bastata una negoziazione durata 2 notti e 2 giorni nella quale la presidenza italiana si è spesa molto, per portare a casa la firma di tutti i Paesi del G20. 

I due paragrafi si ridiscuteranno al G20 dei capi di stato e di governo che si terrà a Ottobre a Roma.  Le divergenze comunque persistono e non è da escludere che così si arriverà alla Cop 26 di Glasgow.  "Su 60 articoli due sono stati estratti perché non è stato possibile trovare l'accordo - afferma Cingolani in conferenza stampa - quindi alcuni punti sono stati rinviati ai livelli di decisione politica più alta del G20 dei capi di Stato: oggettivamente è stato un ottimo risultato".

Non solo difficoltà e ostacoli però, ieri il Ministro ha incassato il via libera a un documento comune per la protezione degli ecosistemi, le biodiversità, con riferimenti alla tutela de mari e all’incentivo del riciclo per diminuire l’uso della plastica: accordo salutato da un applauso collettivo a Palazzo Reale. 

Commenti